Segnalataci da MDA PRODUZIONI DANZA aderiamo con convinzione all'iniziativa:
Il 26-27-28 marzo 2011,promossa da Federculture, AGIS, ANCI, UPI, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, sarà messa in atto una campagna nazionale di comunicazione che ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini, l’opinione pubblica e i rappresentanti politici e istituzionali sullo stato attuale di crisi della cultura italiana e sui possibili interventi per uscire dall’emergenza.
Crediamo che tutto lo Spettacolo sia in grave pericolo, ancora di più il comparto teatro e danza al quale apparteniamo.
La cultura in Italia sta vivendo una crisi senza precedenti. Crisi che non riguarda solo il settore ma che si ripercuote sull’intero Paese, su ogni cittadino, sulle comunità locali, sul mondo del lavoro, sull’intero sistema produttivo. Nell’attuale drammatica situazione economica, sociale e culturale, la cultura paga più pesantemente di altri settori nella distribuzione delle risorse pubbliche il prezzo delle difficoltà contingenti.
Mai come in questo momento il settore è stato penalizzato da scelte di indiscriminata e drastica riduzione dei finanziamenti e da provvedimenti normativi che ne frustrano lo sviluppo. Un segno evidente, e purtroppo non recente, di quanto ancora sia sottovalutata la dimensione culturale nel nostro Paese. Basti pensare a quanto è avvenuto negli ultimi mesi: l’investimento pubblico in cultura è crollato allo 0,18% del bilancio dello Stato; il Fondo Unico per lo Spettacolo è stato quasi dimezzato, arrivando al minimo storico di 258 milioni di euro; con la legge 122/2010 è stato di fatto impedito al sistema degli Enti locali di svolgere politiche attive nel campo della cultura, con riflessi pesanti e negativi anche per l’intervento del capitale privato nella gestione dei beni e delle attività culturali; si penalizzano i consumi culturali con ulteriori tassazioni come l’aggravio di un euro dei biglietti cinematografici. Si abbatte in questo modo un pezzo dello stato sociale, si incide negativamente su un diritto di cittadinanza e si rinuncia ad uno dei comparti economici chiave per ridare competitività all’Italia nello scenario internazionale.
Infatti, quello dell’industria culturale è un settore vitale, nel quale operano imprese sane e produttive che danno lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori. La domanda culturale è costantemente in crescita ed ha dimostrato di resistere alla generale caduta dei consumi anche nei momenti di maggiore crisi. Tutto questo fermento rischia di essere disperso se non si torna ad investire in un settore che può essere determinante per rilanciare uno sviluppo duraturo e sostenibile dell’economia nazionale. Ma è necessario che sia condivisa l’idea che l’assunzione della cultura come fattore strategico richiede un volume adeguato e certo di risorse finanziarie, al pari degli altri settori produttivi, e di un quadro trasparente di regole di lungo respiro.
Si rischia, invece, nei prossimi mesi una vera e propria “recessione culturale”: non sarà più possibile sostenere la produzione artistica, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, le attività dello spettacolo, la promozione culturale. Aziende e imprese culturali chiuderanno, migliaia di posti di lavoro andranno persi, in un settore caratterizzato da un’occupazione instabile priva di reti di protezione sociale, così come saranno dispersi saperi, conoscenze e alte professionalità sia tecniche che artistiche, s’inaridirà l’offerta culturale e la vita delle città, il Paese tutto sarà più povero.
Tutto ciò, inoltre, in paradossale contrasto con il momento storico che il Paese sta celebrando: il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nella quale la cultura è riconosciuta come elemento centrale nella definizione dell’identità nazionale, così come le iniziative, le attività e i beni culturali sono immagine identificativa della nazione all’estero.
Le associazioni e le organizzazioni nazionali che rappresentano il settore non possono tacere di fronte a questo scenario. Sentono, anzi, la responsabilità di richiamare con forza l’attenzione su quanto sta accadendo, poiché la cultura è un diritto costituzionale che va garantito e tutelato, ma per farlo è necessario invertire la rotta.
Per questo hanno indetto tre giornate nazionali di sensibilizzazione e mobilitazione per:
1. affermare la centralità della cultura nelle politiche economiche e sociali nazionali come strumento reale e documentato di crescita civile ed economica.
2. assicurare livelli certi e adeguati di finanziamento del settore che ne permettano l’esistenza e lo sviluppo, iniziando dal reintegro del Fondo Unico dello Spettacolo
3. introdurre forme di incentivazioni fiscali per le donazioni a favore della cultura .
4. garantire il tax-credit e il tax-shelter al cinema, attraverso risorse pubbliche o coinvolgendo tutte le realtà che utilizzano il prodotto film e non gravando sugli spettatori e/o sulle sole imprese dell’esercizio cinematografico.
5. sostenere l’occupazione e lo sviluppo delle professionalità del settore, anche attraverso opportuni interventi formativi .
6. investire su una efficace valorizzazione e tutela del nostro patrimonio culturale ed ambientale,coinvolgendo anche gli enti locali .
7. promuovere i processi di modernizzazione nella gestione e nella produzione, anche sostenendo la creatività giovanile.
8. attuare politiche culturali di livello europeo .
Il 26-27-28 marzo 2011,promossa da Federculture, AGIS, ANCI, UPI, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, sarà messa in atto una campagna nazionale di comunicazione che ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini, l’opinione pubblica e i rappresentanti politici e istituzionali sullo stato attuale di crisi della cultura italiana e sui possibili interventi per uscire dall’emergenza.
Crediamo che tutto lo Spettacolo sia in grave pericolo, ancora di più il comparto teatro e danza al quale apparteniamo.
La cultura in Italia sta vivendo una crisi senza precedenti. Crisi che non riguarda solo il settore ma che si ripercuote sull’intero Paese, su ogni cittadino, sulle comunità locali, sul mondo del lavoro, sull’intero sistema produttivo. Nell’attuale drammatica situazione economica, sociale e culturale, la cultura paga più pesantemente di altri settori nella distribuzione delle risorse pubbliche il prezzo delle difficoltà contingenti.
Mai come in questo momento il settore è stato penalizzato da scelte di indiscriminata e drastica riduzione dei finanziamenti e da provvedimenti normativi che ne frustrano lo sviluppo. Un segno evidente, e purtroppo non recente, di quanto ancora sia sottovalutata la dimensione culturale nel nostro Paese. Basti pensare a quanto è avvenuto negli ultimi mesi: l’investimento pubblico in cultura è crollato allo 0,18% del bilancio dello Stato; il Fondo Unico per lo Spettacolo è stato quasi dimezzato, arrivando al minimo storico di 258 milioni di euro; con la legge 122/2010 è stato di fatto impedito al sistema degli Enti locali di svolgere politiche attive nel campo della cultura, con riflessi pesanti e negativi anche per l’intervento del capitale privato nella gestione dei beni e delle attività culturali; si penalizzano i consumi culturali con ulteriori tassazioni come l’aggravio di un euro dei biglietti cinematografici. Si abbatte in questo modo un pezzo dello stato sociale, si incide negativamente su un diritto di cittadinanza e si rinuncia ad uno dei comparti economici chiave per ridare competitività all’Italia nello scenario internazionale.
Infatti, quello dell’industria culturale è un settore vitale, nel quale operano imprese sane e produttive che danno lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori. La domanda culturale è costantemente in crescita ed ha dimostrato di resistere alla generale caduta dei consumi anche nei momenti di maggiore crisi. Tutto questo fermento rischia di essere disperso se non si torna ad investire in un settore che può essere determinante per rilanciare uno sviluppo duraturo e sostenibile dell’economia nazionale. Ma è necessario che sia condivisa l’idea che l’assunzione della cultura come fattore strategico richiede un volume adeguato e certo di risorse finanziarie, al pari degli altri settori produttivi, e di un quadro trasparente di regole di lungo respiro.
Si rischia, invece, nei prossimi mesi una vera e propria “recessione culturale”: non sarà più possibile sostenere la produzione artistica, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, le attività dello spettacolo, la promozione culturale. Aziende e imprese culturali chiuderanno, migliaia di posti di lavoro andranno persi, in un settore caratterizzato da un’occupazione instabile priva di reti di protezione sociale, così come saranno dispersi saperi, conoscenze e alte professionalità sia tecniche che artistiche, s’inaridirà l’offerta culturale e la vita delle città, il Paese tutto sarà più povero.
Tutto ciò, inoltre, in paradossale contrasto con il momento storico che il Paese sta celebrando: il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nella quale la cultura è riconosciuta come elemento centrale nella definizione dell’identità nazionale, così come le iniziative, le attività e i beni culturali sono immagine identificativa della nazione all’estero.
Le associazioni e le organizzazioni nazionali che rappresentano il settore non possono tacere di fronte a questo scenario. Sentono, anzi, la responsabilità di richiamare con forza l’attenzione su quanto sta accadendo, poiché la cultura è un diritto costituzionale che va garantito e tutelato, ma per farlo è necessario invertire la rotta.
Per questo hanno indetto tre giornate nazionali di sensibilizzazione e mobilitazione per:
1. affermare la centralità della cultura nelle politiche economiche e sociali nazionali come strumento reale e documentato di crescita civile ed economica.
2. assicurare livelli certi e adeguati di finanziamento del settore che ne permettano l’esistenza e lo sviluppo, iniziando dal reintegro del Fondo Unico dello Spettacolo
3. introdurre forme di incentivazioni fiscali per le donazioni a favore della cultura .
4. garantire il tax-credit e il tax-shelter al cinema, attraverso risorse pubbliche o coinvolgendo tutte le realtà che utilizzano il prodotto film e non gravando sugli spettatori e/o sulle sole imprese dell’esercizio cinematografico.
5. sostenere l’occupazione e lo sviluppo delle professionalità del settore, anche attraverso opportuni interventi formativi .
6. investire su una efficace valorizzazione e tutela del nostro patrimonio culturale ed ambientale,coinvolgendo anche gli enti locali .
7. promuovere i processi di modernizzazione nella gestione e nella produzione, anche sostenendo la creatività giovanile.
8. attuare politiche culturali di livello europeo .
Le tre giornate nazionali.
Il 26, 27 e 28 marzo 2011 sarà messa in atto una campagna nazionale di comunicazione che ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini, l’opinione pubblica e i rappresentanti politici e istituzionali sullo stato attuale di crisi della cultura italiana e sui possibili interventi per uscire dall’emergenza.
In tutti i cinema, teatri, musei, biblioteche e luoghi della cultura saranno diffusi manifesti, locandine, video- messaggi e in tutte le città d’Italia si svolgeranno iniziative che avranno l’obiettivo di raggiungere cittadini e organi d’informazione. Inoltre, saranno diffuse anche su web, attraverso i siti delle organizzazioni aderenti ed i principali social network, le ragioni della mobilitazione. Nell’ambito di questa campagna si inserisce la mobilitazione del mondo teatrale che il 27 marzo in segno di protesta non celebrerà la Giornata Mondiale del Teatro, durante la quale, invece, si svolgeranno diverse iniziative sui palcoscenici italiani.
A conclusione della mobilitazione il 28 marzo 2011 si terrà al Teatro Regio di Torino un incontro pubblico di denuncia e di proposta, promosso dai soggetti istituzionali animatori delle Tre Giornate Nazionali per la Cultura e lo Spettacolo