Laboratorio permanente dei linguaggi della scena, nato nel 2006 nel centro della Sicilia, per realizzare un Centro di produzione culturale residente nella provincia di Enna.



lunedì 10 marzo 2014

Un pensiero da condividere su la morte annunciata delle ORESTIADI di Gibellina

da Alfio Scuderi

Ho letto la nefasta, purtroppo già paventata, notizia relativa al taglio dei fondi alle Orestiadi di Gibellina e il conseguente rischio della loro chiusura.
Sono naturalmente molto vicino alla direzione del Festival, anche se la solidarietà che troppo spesso ultimamente siamo costretti a darci a vicenda ci sta lacerando tutti.
Credo sia giunto il momento di reagire in maniera eclatante contro le scelte scellerate adottate dal governo regionale che sta riuscendo, non troppo lentamente, a spegnere la cultura nell'Isola, mettendoci troppo spesso l'uno contro l'altro, i teatri pubblici contro quelli privati, la musica contro la prosa, i teatri contro le compagnie, i grossi promotori contro i più piccoli.
Inutile ribadire che la cultura va difesa tutta, in base a criteri che tutelino in primo luogo la qualità. Va tutelata e sostenuta dai governi di qualunque colore politico siano, proprio perché la cultura deve essere di tutti e per tutti.


I tagli su tagli messi in atto in questi ultimi anni, al fianco di campagne mediatiche intorno a presunti generalizzati sprechi nei confronti del settore, hanno generato spesso nell'opinione pubblica, a cui dalla politica siamo presentati tutti come parassiti, un sentimento diffuso di ostilità. Questo caos é stato messo in atto evidentemente per giustificare la totale assenza di politica culturale, la totale assenza di progetto nel settore.
I Festival in Sicilia hanno chiuso lentamente quasi tutti, e non se ne é accorto nessuno, o almeno nessuno lo ha fatto notare pubblicamente.
Che il settore avesse bisogno di una regolamentazione precisa e di scelte opportune e oculate non v'è dubbio, ma mi pare che siamo davanti ad una consapevole mortificazione dell'intera categoria.
Tecnici, artisti, maestranze sono/siamo tutti alla "canna del gas". Per noi non c'è cassa integrazione, mobilità, non ci sono prepensionamenti o scivoli, nessun ammortizzatore sociale, si chiude e basta, nel silenzio.
Quando un teatro chiude dove finiscono i suoi artisti, le sue maestranze i suoi tecnici? Qualcuno se l'è mai domandato? Qualche giornalista ci ha mai riflettuto?
Oggi le Orestiadi rischiano di chiudere, domani Il Teatro Biondo, rischiano gli Amici della musica, rischia il Brass, il Festival da me diretto ha chiuso dopo otto edizioni (e nessuno se ne é accorto).
Non c'è più in tutta l'Isola un progetto che riguardi la contemporaneità e la ricerca drammaturgia. Pochissimi i progetti di produzione teatrale, rari i percorsi che riguardino le nuove generazioni. Nessun'idea "politica" è stata messa in atto rispetto ad un segmento culturale e produttivo che dovrebbe e potrebbe muovere un pezzo importante dell'economia siciliana.
Il problema in questo momento non è tagliare il pubblico a favore del privato, non è cancellare i Festival a favore dei teatri....mentre parallelamente si sostengono (sempre e senza tagli) sagre e feste paesane, il problema è dare un senso alla cultura, avere un progetto di governo che riguardi l'intero settore, su cui conseguentemente adottare eventuali modifiche, tagli e accorgimenti. Com'è naturale che sia il taglio orizzontale perpetrato dal governo regionale con l'unico scopo di un fantomatico pareggio di bilancio, ci ucciderà tutti.
Io credo che oggi più che mai il Re sia nudo....e che la categoria tutta, unita forse per la prima volta debba organizzarsi e farsi sentire, intanto sulle questione generali, per noi ovvie, scontate: la Cultura va sostenuta, non mortificata, la cultura va difesa, la cultura è la Sicilia, dalla cultura si può ripartire per superare la crisi.
Poi verrà tutto il resto....approfondimenti legislativi, dibattiti procedurali, discussioni e modifiche del sistema, ma se non si riparte dalla tutela generale del settore saranno del tutto inutili i necessari accorgimenti procedurali.
Almeno credo....      Alfio Scuderi